Approvato l’emendamento della maggioranza, firmato da M5S, LeU e Pd, che consente il commercio di canapa con una soglia di Thc dello 0,5%, della biomassa e dei preparati al Cbd. Dopo quasi tre anni, il settore si libera da problemi legali e sequestri continui
Dopo il ritiro in gran segreto dell’emendamento firmato dal senatore 5S Matteo Mantero per paura del boomerang della propaganda salviniana, alla fine la maggioranza ce l’ha fatta a far passare la modifica alla legge di bilancio che consente il commercio di canapa con una soglia di Thc dello 0,5%. Di fatto liberando tutto il settore dai problemi legali degli ultimi tre anni. In Commissione Bilancio del Senato è stato approvato l’emendamento firmato da sei senatori di Pd, LeU e Cinque Stelle, che permetterà la vendita dell’infiorescenza di canapa a basso contenuto di Thc, della biomassa e dei preparati a base di Cbd. «È stata un’opera di convincimento di quasi due settimane e ci sono volute 15 ore di fila», spiega il senatore grillino Mantero. E alla fine nella notte l’ok all’emendamento è arrivato, modificando quindi il testo unico per gli stupefacenti e stabilendo che sotto lo 0,5% di Thc la canapa non si può considerare sostanza stupefacente. Da mesi 3mila aziende, mille negozi sparsi in tutta Italia e 12mila lavoratori erano col fiato sospeso in attesa di tornare in attività.
La manovra ora dovrà essere approvata. Ma con i tempi stretti, passerà probabilmente con la fiducia senza nessuna modifica alla Camera, diventando così effettiva da gennaio 2020. «È la vittoria dell’agricoltura italiana e dello sviluppo dell’occupazione giovanile», dice Luca Fiorentino, 24enne fondatore e ceo di Cannabidiol Distribution, azienda torinese, tra le più grandi in Italia, che per prima ha inserito i prodotti a base di cannabis light nella grande distribuzione. «Dopo tre anni di battaglie nei tribunali, dopo essere stati attaccati politicamente e aver dormito poche ore, finalmente ci sarà il rilancio. È un settore che vale 2 miliardi, che porta un gettito di quasi 500 milioni allo Stato e che può creare tra i 40 e i 60mila posti di lavoro».
L’emendamento porta la firma di Loredana De Petris e Paola Nugnes (LeU), Monica Cirinnà e Daniela Sbrollini (Pd), Francesco Mollame e Matteo Mantero (M5S). I loro nomi saranno ricordati probabilmente come quelli che hanno liberato finalmente la cannabis light. Oltre che un intero settore economico che, dopo la sentenza della Cassazione di luglio scorso, si stava avviando via via verso la rovina tra debiti e chiusure di negozi. Proprio l’11 dicembre, un negoziante padovano aveva provato a togliersi la vita.
La modifica rientra nel maxi emendamento del governo approvato al Senato, dove dovrà essere votato, probabilmente con la fiducia. Il che significa che, a meno di colpi di scena, la cannabis light sarà finalmente legale. Negli ultimi giorni il pressing del settore era stato altissimo. A inizio dicembre, i due emendamenti presentati dal grillino Mantero, dopo mesi di incontri e promesse con i Cinque Stelle, alla fine erano stati ritirati, per paura che, aprendo l’argomento cannabis light, Matteo Salvini e i colleghi sovranisti potessero cavalcarlo dalla loro parte sollevando l’ennesimo polverone politico.
Dalla sentenza della Cassazione in poi ad oggi, 2.200 posti di lavoro tra quelli diretti e l’indotto sono già saltati. La decisione della Corte passava la palla al Parlamento per regolarizzare il settore. Sollecitazione che finora era stata ignorata, soprattutto dopo la campagna salviniana al grido di “Chiudiamo tutti i negozi”. Ora l’emendamento stabilisce che «la biomassa di canapa (Cannabis sativa L.), composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti, è sottoposta ad imposta di fabbricazione applicando al prezzo di vendita le aliquote percentuali in misura pari ad euro 12,00 per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale (% p/p) di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa. La concentrazione di Thc dovrà essere sotto lo 0,5%, valida anche per la «coltivazione e la trasformazione di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori, le foglie, le radici e le resine, nonché alle attività connesse di cui all'articolo 2135, comma 3, del codice civile». La norma prevede anche i prodotti a base di Cbd, indicati come «preparati contenenti cannabidiolo (CBD)».
«Se Salvini e colleghi davvero fossero naziolisti, capirebbero il valore del gettito e dei posti di lavoro che questo settore può creare», dice Luca Fiorentino. «Bisogna smetterla di giocare con la vita delle persone solo per scopi elettorali».
by Lidia Baratta